Oblatività

Oblatività significa volere così bene ad una persona da spendere del proprio, perché quella persona possa ottenere il bene che desidera.
Articolo pubblicato il: 19/10/2024

Il significato del termine “oblatività” è molto vicino al significato del termine “amore” e, come per quest’ultimo, passibile di molteplici definizioni.

Secondo me l’oblatività si colloca a metà strada tra l’amore e la generosità.

L’amore è un sentimento profondo e intenso che porta ad un legame affettivo tra due persone.

La generosità è la capacità di donare senza attendersi nulla in cambio.

La mia definizione di oblatività è: “volere così bene ad una persona da spendere del proprio (tempo, risorse, affetto) perché quella persona possa ottenere il bene che desidera”.

Essere oblativi non significa mettere le proprie esigenze o interessi personali in secondo piano, quasi che il benessere degli altri sia più importante del proprio. Direi che significa piuttosto essere disponibili a rendere le altre persone partecipi del proprio benessere (per quanto possibile).

Restituire “in avanti”

Quand’ero animatore di gruppi giovanili parrocchiali ho avuto l’occasione di fare una settimana di campo-lavoro al Sermig – Arsenale della Pace di Torino, dove il termine “restituzione” ha un significato particolare. Per comprenderlo appieno, devo citare la mia amica Luciana.

Un giorno Luciana ha detto a sua madre: “Mamma, come potrò mai sdebitarmi per tutto ciò che fai per me?”.

La gratitudine è un bel sentimento, esprime riconoscenza verso una persona che ci fa un dono, o fa qualcosa per noi. E per esprimere la nostra gratitudine, avvertiamo l’obbligo morale di restituire il bene ricevuto, quasi ci sentissimo in debito con quella persona: “Come farò a sdebitarmi?”.

La madre della mia amica le ha risposto “Tu farai per i tuoi figli”.

Quanto bella è questa risposta?

Esprime tutta la gratuità di qualcosa fatto per amore. E l’amore non si aspetta nulla in cambio, anzi NON VUOLE nulla in cambio, per paura di essere scambiato per interesse, o per una forma di investimento, come quando uno ti riempie di complimenti e subito dopo ti chiede un grosso favore.

Un brano del cantante inglese Sting s’intitola: “If you love somebody set them free”, ovvero: “Se ami qualcuno, lascialo libero”. La gratuità rende libere le persone dal debito di gratitudine. Non devi contraccambiare, non devi restituire, ma se sei stato amato gratuitamente, allora ama gratuitamente, a tua volta, chi hai vicino e soprattutto chi ti è stato affidato.

Da adulti capita raramente di restare meravigliati, a me è capitato quando ho visto le nuvole dall’alto, inondate dalla luce del sole, e poi davanti a questa rivelazione improvvisa e illuminante: la riconoscenza può prendere la direzione inversa: invece che restituire “indietro” (cioè ridare a chi mi ha dato), posso restituire “in avanti” (dare a chi ancora non ha).

E’ questo il senso che al Sermig viene dato al termine restituzione. Loro dicono “restituzione” tout court, ma intendono “restituire in avanti”.

Pensaci bene: restituire a chi ti ha dato ha poco senso, primo perché se ti ha dato significa che aveva più di te, e restituire a chi ha più di te sembra davvero poco logico, e secondo perché se qualcuno ti dà gratuitamente, il cercare di restituire svilisce un po’ la sua generosità. Ha più senso dare a chi ha meno di te. Assume anche il significato di prolungare l’azione benefica che hai ricevuto, rendendo ancora più degni i tuoi benefattori.

Non sto dicendo che non si debba provare riconoscenza o gratitudine verso le persone che fanno qualcosa per noi. Per quanto riguarda i genitori, può succedere che, con l’anzianità, coloro che più ci hanno dato si trovino nella necessità e allora il prenderci cura di loro diventa una forma di restituzione. Ma per generosità, non per obbligo morale. Altrimenti sarebbe come dire che i nostri genitori non ci hanno veramente amati, ma hanno semplicemente fatto un investimento per il futuro. Ma se si attendevano un ritorno, allora non era vero amore, non era oblatività.

La tag-line di questo sito recita: “Un blog per condividere, ma soprattutto restituire”. Si intende “restituire in avanti”: il mio desiderio, nello scrivere questo blog, è cercare di condividere con altre persone le cose importanti (perlomeno che io ritengo importanti) che ho capito.

Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.

dal libro “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, disponibile anche su Google Libri (clicca qui e poi scorri fino al capitolo 1, a pag. 55).

Una delle cose importanti che ho capito è proprio questa: se sei riconoscente per i vantaggi che hai avuto tu, ricordati di restituire in avanti, rendendo le altre persone partecipi del tuo benessere, così come insegna il vangelo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Vangelo di Matteo, versetto 10,8

Oblativi non si nasce, si diventa

La capacità di essere oblativi non è istintiva (com’è invece l’egoismo), richiede un percorso di maturazione.

L’egocentrismo nei bambini piccoli

I bambini piccoli, specialmente in tenera età, tendono ad essere particolarmente egocentrici. Questo comportamento è naturale e fa parte del normale sviluppo.

Nei primi anni di vita, i bambini sono concentrati su se stessi e sulle proprie necessità immediate. Non hanno ancora acquisito la capacità di comprendere il punto di vista degli altri o di mettersi nei panni di qualcun altro. Questo non significa che siano cattivi o egoisti consapevolmente, ma piuttosto che stanno ancora imparando a relazionarsi con il mondo che li circonda.

A un certo punto della vita, però, si deve decidere “Come vuoi essere da grande”: continuare a essere una persona guidata dall’egoismo, o scegliere di diventare una persone guidata dall’oblatività.

La persona guidata dall’egoismo pensa “IO”: ci sono io, con le mie necessità e i miei desideri, e poi ci sono gli altri, che sono risorse da sfruttare oppure ostacoli da rimuovere affinché i possa aver ciò che desidero.

La persona guidata dall’oblatività pensa “NOI”: ciò che voglio per me, lo voglio anche per gli altri. non a caso, le magliette del Sermig per la pace affermano: “Voglio la pace, non solo per me”.

La persona guidata dall’oblatività sarà capace di amore fraterno e di amore coniugale, ma per arrivare a questo traguardo, è necessario arrivare al punto indicato dalla freccia nel grafico in alto. Il fattore discriminante è se, aiutati e guidati dall’amore materno e dall’amore paterno, si arriva all’amore per se stessi.

Verrebbe da dire: “Ma l’amore per sé stessi è solo una forma edulcorata dell’egoismo!”. Niente di più errato: la persona egoista crede che il suo valore sia legato a ciò che possiede (i’Avere di Fromm indicato nell’articolo Come migliorare la propria autostima), perciò cercherà di avere sempre di più e di tenere tutto per sé. La persona che ama se stessa è consapevole che il suo valore sta in ciò che è (l’Essere di Fromm). Ha chiarezza in fatto di valore e in fatto di valori (vedi sempre l’articolo Come migliorare la propria autostima).

Ho citato diversi tipi di amore (materno, paterno, per sé stessi, fraterno e coniugale. Vediamo le caratteristiche di ciascuno, utilizzando quanto Erich Fromm descrive nel suo libro “L’Arte di amare”.

L’amore paterno

Nel suo libro, Fromm esplora il concetto di amore materno e il suo ruolo nell’ambito delle relazioni umane. Fromm sottolinea che l’amore materno non è limitato alla relazione tra madre e figlio, ma rappresenta un modello di amore incondizionato e altruistico che può essere applicato a varie forme di relazioni umane.

Fromm descrive l’amore materno come un sentimento di affetto profondo e totale dedicato al benessere e alla crescita dell’altro. Questo tipo di amore, secondo l’autore, si basa sull’accettazione incondizionata dell’altro, sull’empatia e sull’attenzione alle sue necessità emotive e fisiche.

In termini di Analisi transazionale, l’amore materno corrisponde al Genitore amorevole.

In sintesi, l’amore materno dice: “ti amo per ciò che sei”.

Il problema dell’amore materno è che c’è o non c’è, ma se non c’è, non vi modo di conquistarlo.

L’amore paterno

Fromm descrive l’amore paterno come un sentimento di affetto e protezione che si manifesta attraverso la guida, il sostegno e l’educazione. L’amore paterno, secondo l’autore, implica un coinvolgimento attivo nel processo di crescita e sviluppo del figlio, offrendo un modello di comportamento, valori e responsabilità.

In termini di Analisi transazionale, l’amore paterno corrisponde al Genitore normativo.

L’amore paterno dice: “ti amo per ciò che fai”. A differenza dell’amore materno, quindi, l’amore paterno può essere ottenuto anche attraverso il proprio comportamento.

L’amore per sé stessi rispetto all’egoismo

L’amore per sé stessi e l’egoismo sono concetti spesso confusi ma che differiscono in modo significativo. L’amore per sé stessi è un sentimento sano e positivo di accettazione e cura di sé stessi. L’amore per sé stessi sfugge alla trappola del “io possiedo cose che valgono, perciò valgo” perché si basa sul concetto di valore intrinseco di ogni persona. Proprio per questo motivo, la persona che si ama mette sé stessa e gli altri sullo stesso piano, ed è portata desiderare per gli altri ciò che desidera per sé (il concetto di “giocatore a somma diversa da zero” descritto nell’articolo La cosa davvero importante è ciò che io penso di me stesso).

Al contrario, l’egoismo si basa sull’interesse personale, senza considerazione per gli altri. Si tratta di una mentalità centrata esclusivamente su sé stessi, che può portare a comportamenti manipolativi, tesi al proprio vantaggio e a discapito degli altri.

L’amore per sé stessi è un amore materno (consapevolezza del proprio valore) e un amore paterno (coerenza con i propri valori), per questo nel grafico di inizio capitolo è conseguente ad entrambi.

L’amore fraterno

Fromm esplora anche il concetto di amore fraterno, che si distingue sia dall’amore materno che dall’amore paterno. L’amore fraterno, o amore tra fratelli – non inteso necessariamente nel senso letterale di fratellanza biologica ma come un sentimento di fratellanza tra esseri umani – è caratterizzato da solidarietà, rispetto reciproco e compassione verso gli altri.

Fromm sottolinea che l’amore fraterno si basa sull’uguaglianza tra le persone, è privo di gerarchie e non impone condizioni o aspettative. È un sentimento che si focalizza sulla condivisione, sull’aiuto reciproco e sulla costruzione di legami di fiducia e supporto tra individui.

Nell’era moderna, in cui l’individualismo spesso domina le relazioni umane, l’amore fraterno rappresenta un’importante via per costruire una società più solidale e inclusiva, fondata sull’empatia e sulla comprensione reciproca. Attraverso l’amore fraterno, è possibile superare le barriere dell’egoismo e dell’indifferenza per abbracciare la condivisione, la collaborazione e la crescita collettiva.

L’amore coniugale

Nel suo libro “L’arte di amare”, Erich Fromm affronta il concetto di amore coniugale, che rappresenta una delle forme più complesse e profonde di amore. L’amore coniugale va oltre l’attrazione fisica o la semplice compatibilità ed è basato su una profonda intimità emotiva, una connessione spirituale e una reciproca evoluzione tra i partner.

Fromm sottolinea che l’amore coniugale richiede impegno, rispetto reciproco e la capacità di lavorare insieme per superare gli ostacoli della vita. È un amore che si nutre della fiducia, della comunicazione aperta e della crescita personale all’interno della coppia.

L’amore coniugale, secondo Fromm, va oltre la passione dei primi giorni e si evolve in un legame duraturo basato sulla comprensione e sull’accettazione reciproca. È un amore che permette ai partner di crescere insieme, di affrontare le sfide della vita uniti e di sperimentare una profonda connessione che va al di là delle convenzioni sociali o delle pressioni esterne.

Innamoramento e Amore

Nel libro “L’arte di amare” di Erich Fromm, l’autore affronta i concetti di innamoramento e amore in modo profondo e riflessivo. Fromm sottolinea che l’innamoramento è spesso basato sull’idea di soddisfazione personale, sull’aspettativa di ottenere felicità e piacere da un’altra persona.

Tuttavia, Fromm mette in guardia sul fatto che l’innamoramento può essere fugace e superficiale, basato più sull’idealizzazione dell’altro piuttosto che sulla vera comprensione e connessione. L’autore sottolinea che l’innamoramento spesso porta a aspettative irrealistiche e può finire in delusione una volta che la fase iniziale di infatuazione passa.

D’altra parte, Fromm descrive l’amore come un processo attivo e consapevole, basato sulla cura, sulla responsabilità, sulla rispettosa accettazione dell’altro nella sua totalità. L’amore, secondo Fromm, implica la maturità emotiva e la volontà di crescere insieme, di supportarsi reciprocamente e di affrontare insieme le sfide della vita.

In “L’arte di amare”, Erich Fromm invita i lettori a riflettere sulla differenza tra innamoramento e amore, incoraggiandoli a coltivare relazioni basate sulla profonda connessione e comprensione reciproca, anziché sull’illusione dell’innamoramento.

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Scritto da: Alberto

Classe 1962, vivo da sempre a Padova. Lavoro nel settore dell'informatica e da alcuni anni mi interesso di Web development. Mi riconosco negli ideali del Vangelo e in quelli della sinistra, così come li ha descritti Pier Luigi Bersani nella trasmissione "Vieni via con me".

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