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Cos’è la comunicazione non verbale

Suddivisione della comunicazione umana in comunicazione verbale, comunicazione vocale e comunicazione non verbale.
Articolo pubblicato il: 14/09/2024

La comunicazione tra esseri umani avviene tramite due modalità: la comunicazione verbale e la comunicazione non verbale.

Cosa si intende per comunicazione verbale

La comunicazione verbale è il processo attraverso il quale le persone scambiano informazioni usando parole. A dispetto del nome, la comunicazione verbale può avvenire sia a voce che per iscritto.

Cosa si intende per comunicazione non verbale

Avvertenza

Il tema della comunicazione non verbale è vastissimo, in questo articolo tratto alcuni aspetti fondamentali, senza alcuna pretesa di esaustività. Per eventuali approfondimenti, cercare su Google: “comunicazione non verbale libri“.
Tra i tanti disponibili, ho trovato il testo “Leggere il linguaggio del corpo” di Allan Pease (Mondadori, 1993) ricco di esempi e scritto con un linguaggio di semplice comprensione.

La comunicazione non verbale si riferisce alle forme di comunicazione che non implicano l’uso di parole, come gesti, espressioni facciali, postura del corpo, contatto visivo, tono della voce e altri segnali non verbali che possono trasmettere significati e informazioni. E’ costituita da:

  • sistema paralinguistico
  • sistema cinesico
  • prossemica (gestione dello spazio)
  • aptica (contatto fisico)

Sistema paralinguistico

Il sistema paralinguistico riguarda l’insieme dei suoni emessi durante una conversazione a prescindere dal loro significato, ad esempio:

  • il tono della voce;
  • la frequenza e l’intensità della voce;
  • il ritmo, ovvero la velocità delle frasi (ad esempio, un discorso pronunciato lentamente con numerosi silenzi è sintomo di autorevolezza e ufficialità);
  • le pause. Esistono pause vuote (il silenzio) e pause piene, quando ad esempio si pronunciano suoni non verbali come (mmh…beh) usati per prendere tempo quando si stanno cercando le parole giuste, oppure per confermare l’ascolto e l’attenzione all’interlocutore;
  • fa parte del sistema paralinguistico anche l’emissione di suoni non pronunciati, come il tamburellare le dita sul tavolo.

Il sistema paralinguistico è noto anche con il nome di comunicazione paraverbale.

Sistema cinesico

Il sistema cinesico riguarda la comunicazione espressa dalla mimica facciale, dai movimenti degli occhi e del corpo (movimento delle mani, postura)

Per quanto riguarda la mimica facciale  esistono delle espressioni non controllate dal soggetto (come ad esempio quando arrossiamo oppure diventiamo improvvisamente pallidi) altre espressioni sono volontarie ovvero legate al contesto (ad esempio un sorriso di circostanza).

Relativamente allo sguardo, il non guardare una persona potrebbe essere sintomo di disinteresse, il guardare nel vuoto può essere sintomo di distrazione, assenza di attenzione.

La direzione dello sguardo, così come le altre componenti della comunicazione non verbale, può essere interpretata in diversi modi e ciò dipende dal contesto sociale e culturale di chi la interpreta e dalle precedenti interazioni degli interlocutori. A questo proposito, vedere l’esperimento Festa a casa di amici nell’articolo La mente vede ciò che vuole vedere.

La gestualità delle mani consente di sottolineare e enfatizzare quanto si dice con le parole, i gesti sono parte integrante della comunicazione.

La postura indica la posizione del corpo durante la comunicazione, in alcuni casi è imposta, in altri spontanea.

Esprime il vissuto emotivo (ad esempio, le spalle basse indicano sconforto, il tamburellare delle dita indica nervosismo, battere i piedi indica impazienza, dare un calcio indica rabbia…).

Indica i rapporti sociali tra le persone: esiste una relazione tra postura del corpo, ruolo e atteggiamento interpersonale (Mehrabian, 1972) secondo le dimensioni di dominanza/sottomissione e rilassamento/tensione:

  • dominanza: postura rigida, eretta, con mani ai fianchi e capo indietro;
  • sottomissione o riverenza: sguardo e capo abbassati,

in una relazione tra persone di status diverso, coloro che sono di status superiore si mostrano più rilassati:

  • rilassamento (posizione dominante): asimmetria degli arti, inclinazione obliqua o reclinata, rilassamento delle mani e del collo;
  • tensione (posizione sottomessa): rigidità del busto e degli arti e/o del capo.

Le microespressioni facciali

Se conosci la serie TV “Lie to me” hai già confidenza su sulle microespressioni facciali. La serie TV è basata sulle scoperte dello psicologo Paul Ekman, pioniere nel riconoscere le emozioni in base alle espressioni facciali (se invece non la conosci, prenditi il tempo di guardare il filmato per intero).

Le ricerche di Ekman, attualmente professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California, hanno inizio nel 1954 e mirano a mostrare come espressioni facciali e movimenti dei muscoli del viso non siano stabiliti in base alla cultura di provenienza ma che, anzi, accomunino tutto il genere umano. Tale ricerca si lega poi alla possibilità, tramite la simmetria o l’asimmetria del linguaggio verbale con quello (non verbale) delle microespressioni, di comprendere quando l’individuo è sincero o meno in ciò che dichiara.

Ekman ha redatto un vero e proprio elenco, un dizionario, delle espressioni facciali (FACS) in cui individua le varie espressioni possibili per il volto umano e le associa a delle emozioni, classificandole e creando una sorta di codice.

Per un approfondimento, mi sento di suggerire l’articolo Le microespressioni secondo Paul Ekman, sul sito lamenteemeravigliosa.it.

Se invece vuoi verificare di persona l’universalità delle espressioni che che manifestano le emozioni primarie dell’uomo, prova ad associare ciascun volto dell’immagine qui sotto a una delle emozioni elencate sulla destra.

Le emozioni rappresentate a lato, in ordine alfabetico, sono:

  • disgusto (o disprezzo)
  • gioia
  • paura
  • rabbia
  • sorpresa
  • tristezza

Non tutti concordano sul fatto che la sorpresa debba essere compresa tra le emozioni primarie. Ad esempio, nel (bellissimo) film di animazione Inside Out, le emozioni-base sono 5, manca appunto la sorpresa.

Sono ragionevolmente sicuro che tu abbia individuato correttamente almeno 4 emozioni. Potresti avere qualche incertezza nel distinguere la sorpresa dalla paura (non a caso: la paura spesso nasce da una -spiacevole- sorpresa).
Per riconoscere le due emozioni considera che la bocca della persona impaurita abbia i lati più “tirati” verso i lati (prova a immaginare che la persona sorpresa stia dicendo “oh!”, mentre la persona impaurita stia dicendo “aaah!”).

Prossemica

Il termine prossemica è stato coniato dall’antropologo Edward Twitchell Hall. Riguarda la gestione dello spazio e del territorio nella comunicazione interpersonale, sia come distanza tra le persone sia come orientazione.

Hall ha suddiviso lo spazio intorno alla persona in 4 aree (zone) principali:

  • La zona intima: la distanza con l’interlocutore non supera i 45/50 cm (attivazione dell’apparato tattile e olfattivo)
  • La zona personale: da 45/50 cm a 100/120 cm di distanza (attivazione dell’apparato tattile, uditivo e visivo)
  • La zona sociale: dai 100/120 cm ai 300/360 cm (attivazione dell’apparato uditivo e visivo)
  • La zona pubblica: oltre i 300/360 cm (attivazione dell’apparato visivo)

Quando la distanza tra due interlocutori si azzera, si ha il contatto corporeo, che è trattato nel prossimo paragrafo (aptica).

La zona intima. Si tratta di una zona riservata a pochi eletti (persone intime: familiari, partner) e sconfina con facilità nel contatto fisico. A questa distanza si può sentire l’odore e il calore dell’altra persona e si possono avvertire le sue emozioni; gli sguardi diretti sono poco frequenti; il tono e il volume della voce sono più bassi.
Un’invasione non autorizzata di questo spazio genera imbarazzo, disagio, paura o reazione aggressiva.
Una situazione anomala è quella di spazi comuni ristretti, come l’ascensore o la metropolitana, dove lo spazio intimo viene invaso per necessità, da qui l’uso di accorgimenti che indicano l’involontarietà dell’invasone (lo sguardo abbassato, le braccia strette lungo il corpo).

La zona personale. A questa area hanno accesso familiari, amici e colleghi di lavoro. A questa distanza si può toccare l’altra persona. Le relazioni sono informali e rilassate, il volume della voce è medio, si percepisce lo sguardo, i dettagli del volto e il respiro del proprio interlocutore. Lo si guarda più frequentemente che non nel caso della zona intima. L’accesso allo spazio personale di una personalità pubblica è sempre filtrato da qualcuno: segreteria, guardie del corpo, ecc.

La zona sociale. E’ la distanza mantenuta rispetto agli interlocutori casuali. Viene osservata l’intera figura della persona di fronte e si controllano i movimenti. Questa è la distanza degli incontri formali o professionali.

La zona pubblica. A questa distanza si percepiscono le altre persone come parte dell’ambiente. Nel caso di personalità pubbliche, però, percepiamo la loro presenza: se a 10 metri da noi passa Mario Rossi, non ci facciamo caso, ma se passa Brad Pitt, ne avvertiamo la presenza. E’ la distanza generalmente prevista nelle occasioni pubbliche, come conferenze, comizi o lezioni universitarie.

Zona prossemicaapparato tattileapparato olfattivoapparato uditivoapparato visivo
Zona intimasi sconfina facilmente nel contatto fisicosi percepisce l’odore dell’altra personatono basso della vocesguardi diretti poco frequenti
Zona personalepossibilità di contatto fisiconon si percepisce l’odoretono medio della vocesguardi diretti più frequenti
Zona socialeassenza di contattonon si percepisce l’odoretono sostenuto della vocesi osserva l’intera figura dell’altra persona
Zona pubblicaassenza di contattonon si percepisce l’odorepercezione della voce se amplificatapercezione della presenza delle altre persone
Tabella riassuntiva degli apparati sensoriali principalmente coinvolti nelle diverse zone prossemiche

Fattori che influenzano la distanza prossemica

La distanza prossemica è influenzata da diversi fattori: etnici, di temperamento (una persona estroversa viola più facilmente lo spazio prossemico di una introversa); dallo stato d’animo (un individuo nervoso o furioso mostra di tollerare meno degli altri la violazione dello spazio personale; un depresso può anche non percepirla), dalla storia personale: se una donna ha subito una violenza, può diventare particolarmente suscettibile all’avvicinamento di un uomo.

Un altro fattore che indice sulla percezione della distanza interpersonale é il sesso; una donna gradisce meglio un avvicinamento frontale e meno se qualcuno le si approssima da lato; per un uomo invece è l’esatto contrario.

Un ambiente particolarmente opprimente e minaccioso rende le persone più circospette e aggressive quando qualcuno si avvicina loro: in un esperimento sui carcerati é stato dimostrato come gli individui violenti abbiano un ampio spazio prossemico attorno di circa tre volte superiore rispetto ai prigionieri non violenti; per altro, questi ultimi, mostrano un aumento della percezione prossemica posteriore: questo perché, come é stato confermato dagli stessi reclusi, temono un attacco fisico da tergo.

Orientazione

Esistono due tipi principali di orientazione di una persona rispetto all’altra:

  • “fianco a fianco”: relazioni intime o amicali o rapporti cooperativi in lavori collaborativi soprattutto intorno a un tavolo
  • “faccia a faccia” (frontale): posizione di confronto, sfida; denota competizione, maggiore formalità

Osservare il modo in cui le persone si orientano reciprocamente nello spazio può evidenziare rapporti di intimità o di gerarchia.

Aptica

La parola aptico deriva dal greco apto, che significa tocco.

Con il termine sistema aptico o aptica (Anolli, 2002) si intende il contatto fisico che si instaura tra due persone: esso rappresenta la forma più primitiva di azione sociale, che nasce da un’esigenza innata di rassicurazione e affetto.

Il contatto fisico assume notevole importanza soprattutto nel periodo neonatale e dell’infanzia in cui, attraverso il tatto, i bambini comunicano con la propria madre, sia per ragioni fisiologiche (come l’allattamento), sia psicologiche (per rassicurazione). Man mano che si cresce, diminuisce il bisogno di contatti corporei interpersonali, anche con le figure genitoriali, e le azioni di contatto assumono via via significati diversi, legati all’ambiente e alla specifica situazione comunicativa entro la quale vengono attuate.

Esistono diverse forme di contatto a seconda del grado di intimità, del luogo pubblico o privato in cui il contatto avviene, e delle differenze culturali. Toccare (dimensione esplorativa) ed essere toccati(dimensione ricettiva) sono esperienze diverse.

I contatti possono essere reciproci, come quando ci si stringe la mano, o individuali, come ad esempio posare una mano sulla spalla dell’altra persona e indicano un rapporto asimmetrico tra le persone. Un caso tipico si riscontra nelle situazioni di dominanza/sottomissione, in cui la persona dominante è “autorizzata” a toccare l’altra, ma non viceversa.

Heslin (Heslin e Alper, 1983) identifica 5 categorie dell’aptica:

  1. Funzionale/professionale: si riferisce a un compito specifico (massaggio, fisioterapia, visita medica)
  2. Sociale, di cortesia: esprime interazione rituale (saluti, apertura e chiusura degli incontri)
  3. Di amicizia, calore: esprime relazione idiosincratiche, va oltre il confine del punto 2. Ma non arriva a livello del punto 4
  4. Di amore, intimità: esprime attaccamento emotivo (i.e., tenere la mano dell’altro)
  5. Sessuale, di eccitazione (arousal): esprime intento sessuale

Zone del corpo

Esistono zone del corpo (mani, braccia, spalle e parte superiore della schiena), il cui contatto può essere permesso anche ad estranei. Le altre zone possono essere toccate solo da persone con cui si ha una relazione intime o da specifici professionisti (medici, fisioterapisti, massaggiatori…).ù

Funzioni del contatto corporeo

Il contato corporeo può avere diverse funzioni:

  • supporto affettivo
  • regolazione del significato dell’interazione: saluti, coinvolgimento, richiamo di attenzione, allontanamento, respingimento.

Cosa si intende per comunicazione vocale

La comunicazione vocale è una intersezione tra la comunicazione verbale e la comunicazione non verbale, di cui comprende solo il Sistema paralinguistico. In sostanza raggruppa tutti gli aspetti della comunicazione tramite la voce.

Percentuale comunicazione verbale e non verbale.

diagramma a torta della regola 7-38-55 di Albert Mehrabian
Rappresentazione della regola 7-38-55 di Albert Mehrabian – Immagine presente in Internet

E’ facile trovare siti internet che pubblicano la “Albert Mehrabian’s 7-38-55 Rule” con tanto di grafico che rappresenta le percentuali di peso dei diversi tipi di comunicazione nella comprensione ed interpretazione dei messaggi che inviamo al nostro interlocutore: il 7% è legato alla comunicazione verbale, il 38% alla comunicazione paraverbale (sistema paralinguistico in questo articolo) e il 55% al linguaggio del corpo (sistema cinesico, prossemica e aptica in questo articolo).
L’uso di questi dati statistici è però stato criticato dal Dr. Mehrabian (vedi qui e, in particolare, qui). Si tratta quindi di una informazione certo suggestiva, ma non realistica.

Ciò che si può dire per certo è che durante la comunicazione è possibile non prestare attenzione al codice digitale (verbale), mentre si rimane sempre in ascolto del codice analogico (non verbale).

Funzioni della comunicazione non verbale

La comunicazione non verbale affianca la comunicazione verbale, producendo diversi effetti:

  • Ripetizione: conferma la comunicazione verbale, rafforzandola; per esempio, dico di essere d’accordo e annuisco con il capo.
  • Contraddizione: si contrappone e contraddice quanto viene affermato verbalmente; per esempio, si afferma di sentirsi rilassati e felici e ci spuntano le lacrime.
  • Sostituzione: sostituisce il messaggio verbale; per esempio, uno sbadiglio o gli occhi che si chiudono comunicano noia o stanchezza.
  • Accentuazione: rimarca e rafforza il linguaggio verbale; per esempio, si dice “vai fuori” e si indica la porta con l’indice.

Esempi di comunicazione non verbale

Lo studio della comunicazione non verbale aiuta a riconoscere e ad interpretare alcuni comportamenti dell’interlocutore, al fine di capire se si trova a suo agio o meno e rendere di conseguenza la comunicazione più efficace. Di seguito alcuni esempi di comunicazione non verbale, riferiti ai diversi ambiti.

Postura

Esempi di figure schematiche usate da Sarbin e Hardyck (1965): specifiche posture indicano specifiche emozioni o atteggiamenti:

  1. perplesso
  2. disinteressato
  3. accogliente
  4. determinato
  5. furtivo
  6. collerico
  7. disteso
  8. timido.

Fonti

I contenuti di questo articolo sono in parte tratti dal libro “Sociologia della comunicazione” di Luciano Paccagnella, Il Mulino, Bologna, 2004.

I contenuti del paragrafo Prossemica sono in parte presi dalla pagina web: https://www.linguaggiodelcorpo.it/2011/10/20/prossemica/

I contenuti del paragrafo Aptica sono in parte presi dalla tesi di laurea di Laura Cukaj (Febbraio 2020) disponibile su www.researchgate.net

Fonti

Copertina del libro "Sociologia della comunicazione" di Luciano Paccagnella

Il libro Sociologia della comunicazione
di Luciano Paccagnella.

Copertina del libro "Leggere il linguaggio del corpo" di Allan Pease

Il libro Leggere il linguaggio del corpo
di Allan Pease.

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Scritto da: Alberto

Classe 1962, vivo da sempre a Padova. Lavoro nel settore dell'informatica e da alcuni anni mi interesso di Web development. Mi riconosco negli ideali del Vangelo e in quelli della sinistra, così come li ha descritti Pier Luigi Bersani nella trasmissione "Vieni via con me".

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