Simeone aprì l’uscio di casa e si sistemò la sciarpa di bisso sopra il capo.
- Sara, andiamo?
- Perché? Stiamo uscendo?
- Sara, sono anni che ogni mattina ci rechiamo al tempio… ma… ma mi stai prendendo in giro?
Senza fretta, Sara seguì Simeone fuori di casa:
- Ho idea che sia tu stesso a prenderti in giro, Simeone, ogni santa mattina ci rechiamo al tempio, perché tu sai (e mi domando come tu faccia a “saperlo”) che lì incontrerai il messia; e ogni mattina torniamo a casa stanchi ed impolverati senza averlo visto…
Simeone fece finta di non sentire e si avviò.
In breve arrivarono al muro del tempio, che si ergeva imponente sulla città. Varcarono la porta Corinzia e attraversarono il cortile delle donne, dirigendosi verso la seconda porta. Intanto che salivano la scalinata, Sara finse di essere dubbiosa:
- Dunque, vediamo quest’oggi dove prenderemo posto… ma guarda, proprio in cima alla scala, sul lato sinistro della grande porta, chi l’avrebbe mai detto…
- Donna, ti sembra una saggia idea mancare di rispetto a tuo marito proprio mentre sei al cospetto del Signore?
- Non vedo il tuo concorrente…
- Chi?
- Ezechiele, il mendicante, anche lui è qui ogni mattina. Lui almeno rimedia qualche spicciolo…
Ma Simeone era già tutto preso dalla sua ricerca e scrutava ogni persona che saliva la scalinata.
Sembrava una mattina identica a tutte le altre, con rumore e polvere, e persone di ogni età che andavano e venivano, cambiavano la valuta o compravano le colombe per il sacrificio.
Fu verso metà mattina che Simone trasalì, afferrò il braccio di Sara e disse:
- Sara lo vedo!
- Sì, lo vedo anche io.
- Lo vedi anche tu?
- Sì. Ecco lì Ezechiele, seduto ai piedi della scala.
- Lascia perdere Ezechiele! Guarda quella famiglia che si sta avvicinando alla scala.
- Simeone, ci saranno cento persone che si stanno avvicinando alla scala…
- Guarda quella ragazza, quella con il manto azzurro. Vedi che le altre donne stanno alle spalle del loro marito, con la testa bassa? Lei invece cammina davanti e guarda con che dignità sorregge il figlio…
- E quindi? Il messia sarebbe quell’uomo con la barba che li segue?
Ma Simeone stava già scendendo la scala in diagonale. “E’ il bambino!” ripeteva tra sé “Il messia è il bambino!”.
Si parò davanti a Maria, che si fermò. Diede appena uno sguardo a Giuseppe che, allarmato, aveva fatto un passo avanti ed era ora al fianco di sua moglie. Simeone guardò il bambino e infine guardò Maria, proprio negli occhi.
Maria sorrise.
- E’ lui?
Questo è quanto avrebbe voluto dire, ma dalla sua gola uscì una specie di rantolo.
Maria capì ugualmente e annuì lentamente. Poi gli porse il bambino.
Simeone si schiarì la gola e chiese:
- Qual è il suo nome?
- Gesù – rispose Giuseppe, che non gradiva per nulla che quell’ometto basso si rivolgesse direttamente a sua moglie, invece che a lui, e ancor meno che ora avesse anche in braccio il bambino – Il nome del bambino è Gesù.
Per qualche attimo Simeone guardò il bambino in silenzio, come rapito. Stava forse ripercorrendo gli anni passati in attesa di questo momento, oppure stava guardando al futuro: questo bambino sarebbe stato un segno di contraddizione e avrebbe portato rovina e resurrezione per molti, in Israele.
Sara, che nel frattempo aveva raggiunto il marito, vide che Simeone stava piangendo.
Poi il vecchio uomo rientrò in se stesso, raddrizzò la schiena e parlò. Parlò e disse:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele»
Lc 2,29-32
Poi restituì il bambino a sua madre e li benedisse.
Disse ancora qualche parola a Maria, poi cercò la mano di sua moglie:
- Vieni Sara, andiamo a casa.
Note
Il racconto è liberamente tratto da Lc 2, 25-35 e pubblicato, non a caso, nel giorno in cui la chiesa celebra Maria, madre di Dio.