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La scalinata di fronte alla grande porta

Simeone aprì l’uscio di casa e si sistemò la sciarpa di bisso sopra il capo. Sara, andiamo? Perché? Stiamo uscendo? Sara, sono anni che ogni mattina ci rechiamo al tempio… ma… ma mi stai prendendo in giro? Senza fretta, Sara seguì Simeone fuori di casa: Ho idea che sia tu stesso a prenderti in giro, […]
Articolo pubblicato il: 01/01/2018

Simeone aprì l’uscio di casa e si sistemò la sciarpa di bisso sopra il capo.

  • Sara, andiamo?
  • Perché? Stiamo uscendo?
  • Sara, sono anni che ogni mattina ci rechiamo al tempio… ma… ma mi stai prendendo in giro?

Senza fretta, Sara seguì Simeone fuori di casa:

  • Ho idea che sia tu stesso a prenderti in giro, Simeone, ogni santa mattina ci rechiamo al tempio, perché tu sai (e mi domando come tu faccia a “saperlo”) che lì incontrerai il messia; e ogni mattina torniamo a casa stanchi ed impolverati senza averlo visto…

Simeone fece finta di non sentire e si avviò.

In breve arrivarono al muro del tempio, che si ergeva imponente sulla città. Varcarono la porta Corinzia e attraversarono il cortile delle donne, dirigendosi verso la seconda porta. Intanto che salivano la scalinata, Sara finse di essere dubbiosa:

  • Dunque, vediamo quest’oggi dove prenderemo posto… ma guarda, proprio in cima alla scala, sul lato sinistro della grande porta, chi l’avrebbe mai detto…
  • Donna, ti sembra una saggia idea mancare di rispetto a tuo marito proprio mentre sei al cospetto del Signore?
  • Non vedo il tuo concorrente…
  • Chi?
  • Ezechiele, il mendicante, anche lui è qui ogni mattina. Lui almeno rimedia qualche spicciolo…

Ma Simeone era già tutto preso dalla sua ricerca e scrutava ogni persona che saliva la scalinata.

Sembrava una mattina identica a tutte le altre, con rumore e polvere, e persone di ogni età che andavano e venivano, cambiavano la valuta o compravano le colombe per il sacrificio.
Fu verso metà mattina che Simone trasalì, afferrò il braccio di Sara e disse:

  • Sara lo vedo!
  • Sì, lo vedo anche io.
  • Lo vedi anche tu?
  • Sì. Ecco lì Ezechiele, seduto ai piedi della scala.
  • Lascia perdere Ezechiele! Guarda quella famiglia che si sta avvicinando alla scala.
  • Simeone, ci saranno cento persone che si stanno avvicinando alla scala…
  • Guarda quella ragazza, quella con il manto azzurro. Vedi che le altre donne stanno alle spalle del loro marito, con la testa bassa? Lei invece cammina davanti e guarda con che dignità sorregge il figlio…
  • E quindi? Il messia sarebbe quell’uomo con la barba che li segue?

Ma Simeone stava già scendendo la scala in diagonale. “E’ il bambino!” ripeteva tra sé “Il messia è il bambino!”.

Si parò davanti a Maria, che si fermò. Diede appena uno sguardo a Giuseppe che, allarmato, aveva fatto un passo avanti ed era ora al fianco di sua moglie. Simeone guardò il bambino e infine guardò Maria, proprio negli occhi.

Maria sorrise.

  • E’ lui?

Questo è quanto avrebbe voluto dire, ma dalla sua gola uscì una specie di rantolo.

Maria capì ugualmente e annuì lentamente. Poi gli porse il bambino.

Simeone si schiarì la gola e chiese:

  • Qual è il suo nome?
  • Gesù – rispose Giuseppe, che non gradiva per nulla che quell’ometto basso si rivolgesse direttamente a sua moglie, invece che a lui, e ancor meno che ora avesse anche in braccio il bambino – Il nome del bambino è Gesù.

Per qualche attimo Simeone guardò il bambino in silenzio, come rapito. Stava forse ripercorrendo gli anni passati in attesa di questo momento, oppure stava guardando al futuro: questo bambino sarebbe stato un segno di contraddizione e avrebbe portato rovina e resurrezione per molti, in Israele.

Sara, che nel frattempo aveva raggiunto il marito, vide che Simeone stava piangendo.

Poi il vecchio uomo rientrò in se stesso, raddrizzò la schiena e parlò. Parlò e disse:

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli,

luce per illuminare le genti

e gloria del tuo popolo Israele»

Lc 2,29-32

Poi restituì il bambino a sua madre e li benedisse.
Disse ancora qualche parola a Maria, poi cercò la mano di sua moglie:

  • Vieni Sara, andiamo a casa.

Note

Il racconto è liberamente tratto da Lc 2, 25-35 e pubblicato, non a caso, nel giorno in cui la chiesa celebra Maria, madre di Dio.

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Scritto da: Alberto

Classe 1962, vivo da sempre a Padova. Lavoro nel settore dell'informatica e da alcuni anni mi interesso di Web development. Mi riconosco negli ideali del Vangelo e in quelli della sinistra, così come li ha descritti Pier Luigi Bersani nella trasmissione "Vieni via con me".

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